8kx2h5ivd9mq1z6tgl4r ARONANET | Antonio De Venezia

28 marzo, 2024

Antonio De Venezia

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Antonio De Venezia, originario di Avellino, si era trasferito giovanissimo ad Arona, dove ha operato per più di 40 anni;

E’ scomparso nel 2013 a Sesto Calende (Va) dove ha vissuto e lavorato negli ultimi anni della sua vita.

Si è formato a Milano all’Accademia di Belle Arti di Brera ed ha iniziato la sua attività espositiva negli anni sessanta.

Ha successivamente tenuto diverse mostre personali: le più importanti hanno avuto luogo a Pavia, Milano, Lodi, Novara, Piacenza, Venezia, Losanna.

Ha insegnato e tuttora insegna discipline artistiche.

Nel 2006 il suo Ritratto di donna è stato tra i finalisti del Premio Mondadori, con pubblicazione sul mensile “Arte”.

Tra gli altri hanno scritto di lui: Leonardo Borgese, Rossana Bossaglia, David Burnand, Raul Capra, Marco Rosci, Giorgio Seveso, Cristina Trivellin.

UOMO-SUL-DIVANO SERASI

[…] c’è, nei temi e negli spessori del lavoro di Antonio De Venezia, un trasporto caldo e costante per il destino di ogni giorno, per l’uomo di oggi e le sue motivazioni, le sue violenze, i suoi rovelli, le sue preziose speranze, sempre infragilite e sempre precarie, che è di grande attualità e qualità. Un trasporto per il privato dell’uomo, una tematica cioè da sempre presente nella pittura e nella ricerca poetica di ogni epoca e latitudine ma che solo pochi, tra i tanti artisti di oggi, giungono davvero a declinare compiutamente, con forza ed efficacia oggettiva, oltre i limiti asfittici dell’autobiografismo. […]

Giorgio Severo, 2001

IL-SONNO

 

Guardo emergenti da uno spazio d’ombre o vibrato di pennellate come un grembo carnale, questi corpi e gesti, questi volti incisi dal segno pittorico fino alle più intime e segrete emergenze interiori e mi viene spontaneo, nel ricordo di un carissimo amico e collega, chiedere ad Antonio De Venezia se le sue opere siano mai state viste da Giovanni Testori.
Alla risposta negativa gli assicuro che questi corpi, questi volti, queste lenzuola e camicia stropicciate e stazzonate, che in parte li occultano ma nel contempo li duplicano crudelmente come una seconda pelle squoiata, lo avrebbero entusiasmato. […]

Marco Rosci, 2005

 

De Venezia persegue il recupero di una figuralità intesa come rappresentazione realistica, restituente il suo senso pieno all’immagine dell’uomo. Che raffigura in modi che possono ricordare da una parte la pittura di Lucien Freud, dall’altra quella del Vespignani più rigoroso, alieno da allettamenti baroccheggianti. Ritratti di aspra incisività, di austere cromie, in posture o gesti del vivere quotidiano che rivelano impenetrabili solitudini. E ove, con un attento uso degli impasti in funzione grafica, i segni del tempo si stagliano su volti e mani, con una crudezza descrittiva che esaspera, e insieme trascende, il dato reale.

Raul Capra, 2007

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[…] è sul quotidiano che l’artista punta la sua caratteristica espressiva: i personaggi si vestono, si spogliano, si sdraiano nel sonno, e sono così in costante rapporto con la normalità dei movimenti.
Non è il corpo umano nella sua nudità che l’artista intende rappresentare, bensì nelle sue consuetudini di vita; conducendoci a una riflessione interiorizzata, al motivo della solitudine della persona, alla meditazione soggettiva.

Rossana Bossaglia, 2007

UOMO-CHE-SI-ASCIUGA

 

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Redazione Arona.net
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